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id3king taglia il traguardo dei 10.000 Km con una visita ai mulini del Senatello

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Casteldelci

Casteldelci occupa il punto d'incrocio tra tre regioni: Marche, Toscana ed Emilia-Romagna. Nelle sue vicinanze si erge il Monte Fumaiolo, da cui nasce il Tevere. È già menzionato in documenti del XII secolo, con la definizione di 'Casale d'Ilice', dal latino Castrum Illicis, letteralmente 'fortificazione vicino ai lecci'. Tuttavia reperti di epoca preistorica rinvenuti nella valle suggeriscono che il paese abbia origini molto più antiche. Popolato ininterrottamente nelle varie epoche grazie alla presenza di sorgenti perenni, Casteldelci raggiunse il suo splendore nel Medioevo, quando la sua collocazione geografica favorì l'insediamento di rocche e castelli. Tra questi merita di essere ricordato il castello dei signori della Faggiola, il cui nome, come quello del monte omonimo su cui sorgeva la rocca, presumibilmente era dovuto ai faggi che ancora oggi ricoprono i monti circostanti. Qui nel 1250, nacque il celebre condottiero Uguccione della Faggiola, che, secondo una tradizione risalente a Boccaccio, avrebbe ospitato nel suo castello Dante Alighieri, ricevendone in cambio la dedica della Divina Commedia. Prima del governo di Uguccione e degli altri signori della Faggiola, che esercitarono il loro potere sin verso il 1400, Casteldelci dipendeva dai vescovi di Montefeltro ed era sotto l'amministrazione di Massa Trabaria. Dopo di loro passò invece a Guidobaldo da Montefeltro, duca di Urbino, e poi a Cesare Borgia, astuto condottiero e modello del Principe ideale di Niccolò Machiavelli. Passò quindi sotto il dominio di Lorenzo Il Magnifico, signore e mecenate della corte fiorentina, e successivamente del Comune di Firenze. Successivamente ritornò a far parte dello stato urbinate, seguendone le sorti. Altro importante personaggio storico legato al passato di Casteldelci è l'urbinate Girolamo Genga, pittore, architetto e scenografo del rinascimento italiano, citato da Vasari, allievo di Luca Signorelli e del Perugino, negli stessi anni di Raffello, e caposcuola di una schiera di ingegneri militari del Cinquecento che lavorarono dal Portogallo alla Russia. A lui il duca Guidobaldo da Montefeltro concesse la montagna di Casteldelci come ringraziamento della sua fedeltà. Oggi, chi vuole rivivere le antiche vicende del borgo può visitare il Ponte Vecchio, di origine medievale, le torri che in passato servivano da vedette, come la Torre del Monte, la Torre di Gattara, la Torre Campanaria e può sostare alla Casa-Museo che raccoglie reperti relativi alla preistoria e protostoria locale nonché all'età romana e altomedievale. Ricco di sentieri e mulattiere, percorribili a piedi, a cavallo o in mountain bike, Casteldelci è una meta ideale per gli amanti delle escursioni e delle gite naturalistiche. Non mancano naturalmente trattorie ed aziende agrituristiche che offrono la possibilità di familiarizzare con la cucina locale, con i suoi formaggi, i suoi funghi, le sue erbe, il cinghiale, i salumi.

bibliografia:

Rita Giannini e Tonino Mosconi, I sentieri Magici della Valmarecchia, Touring Club Italiano, Comunità montana Alta Valmarecchia/Zona A, 1995

Uguccione della Faggiola

Capitano d’armi, Uguccione nacque a Montecerignone nel 1250 e visse per un certo periodo nel piccolo castello della Faggiola. Uguccione, dopo le prime esperienze in Armi contro i Guelfi di Bologna, nel 1285 combattè e vinse contro i guelfi di Arezzo. In questa città ricoprì per quattro anni la carica di podestà. Fu eletto capitano Generale dai Ghibellini di Cesena, Forlì, Faenza ed Imola, per questo fu scomunicato dal Papa Bonifacio VIII nel 1296. Uguccione comprò alcuni castelli sulle alture di confine tra la Toscana e la Romagna; ne fece costruire uno su una altura che prese il suo nome "la Faggiola". Sembra che la Faggiola di Uguccione fosse quella di Montecerignone dove naque, ma era legato anche alla Faggiola di Casteldelci dove trascorreva buona parte del suo tempo. Nel 1300 fu eletto alla carica di Podestà di Arezzo, vinse e scacciò i Guelfi di Gubbio. Successivamente , dopo che Uguccione si riappacificò con Malatesta di Verrucchio e Guido III Da Polenta, il pontefice gli tolse la scomunica.Quando gli aretini lo mandarono come ambasciatore dal papa Bonifacio VIII, venne da questi accolto calorosamente. Strinse amicizia con Dante Alighieri, il quale, nel 1308, trovò il modo, dall’esilio, di fargli giungere la prima cantica della "Divina Commedia". Nel 1313 successe all’imperatore Arrigo VII come capo degli eserciti Ghibellini, sconfisse e conquistò Pisa, dove incontrò di nuovo l’amico Alighieri. Divenne podestà e capitano del popolo di Pisa. A Lucca le soldataglie di Uguccione rubarono il tesoro che il Papa Clemente aveva fatto raccogliere nella città per trasferirlo in Francia, nella nuova residenza papale. Il capitano Uguccione continuò negli anni successivi a combattere contro i Guelfi di Toscana riportando importanti successi, tanto da accattivarsi i favori dell’imperatore Ludovico il Bavaro. Purtroppo però a causa della sua crudeltà verso i nemici, una sommossa popolare riuscì a liberare Pisa e Lucca.Si rifugiò nel Montefeltro, poi si trasferì a Verona dove Dante Alighieri lo raggiunse. Fu nominato Podestà di Vicenza e continuò ad accanirsi contro i guelfi. Morì nel 1319 proprio mentre stava cingendo d’assedio la città di Treviso.

 

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