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Da Ridracoli a S. Paolo in Alpe e ritorno da Biserno

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Giovanni Lovesio, classe 1905, mio padre

Sportivo e campione di nuoto in mare, dopo aver frequentato l’accademia di Brera, pur appassionato di pittura e fotografia, rifiutata la tessera fascista, trova lavoro, verso la fine degli anni trenta, in Albania tra le città di Durazzo, Tirana e il distretto di Elbasan come amministratore dei cantieri della impresa Vaselli impegnata nella costruzione di strade di comunicazione.

A Tirana conosce mia madre, autentica calabrese di Reggio Calabria, impiegata nella banca da lui frequentata. Il quattro novembre del 1942 matrimonio in Calabria e ritorno in Albania.

Nei primi mesi del 1943, deteriorandosi i rapporti tra Albania e Italia, dopo aver salvate e rimpatriate le attrezzature dei cantieri, si rifugia a Biserno credendolo un posto tranquillo.

Niente di più sbagliato: poco cibo, continui scontri e, poi, passaggi di polacchi e russi. Nel settembre del ‘43 nasce suo figlio Carlo a Santa Sofia e poco prima di un terremoto. Nello stesso anno viene rastrellato assieme ad altri e portato a Forlì. Fortunatamente dopo qualche giorno vengono liberati.

Durante la sua permanenza a Biserno riprende a dipingere e il buon rapporto instaurato con le persone del posto ed in particolare con il parroco don Giovanni (apicoltore) lo spinge, in cambio di qualche chilo di miele, a realizzare alcuni dipinti per la chiesa realizzati utilizzando della tela di sacco da lui stesso preparata per l'uso specifico. Alla fine del ‘46 si trasferisce a Reggio di Calabria dove continua la sua attività di pittore e fotografo. A Roma dal 1957, dopo molti anni di lavoro, muore a quasi cento anni il 5 maggio 2004.

 

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